09/12/2019 – RAPPORTO PISA-OCSE Rapporto PISA-OCSE negativo. Bisogna cambiare direzione.

Serafini (Snals): Rapporto Pisa-OCSE negativo, bisogna cambiare direzioneCriticità significative in literacy, stabili i livelli in numeracy, un tonfo imbarazzante in scienze. Questi, in estrema sintesi, gli esiti delle prove internazionali di competenza PISA OCSE, somministrate a circa 11.000 studenti quindicenni italiani, il cui rapporto per l’anno 2018 è stato appena reso noto.

Trova conferma, dunque, la limitata capacità dei nostri studenti al termine dell’obbligo scolastico di rintracciare informazioni in un testo scritto, anche se si tratta di una pagina web o di una sequenza dialogata estrapolata da un forum, oltre che di interpretare e valutare l’informazione. Ma sconcerta verificare che il trend, dalla prima rivelazione in literacy effettuata nel 2000, fa registrare un peggioramento di 11 punti percentuali. Se si considerano, però, i livelli di rendimento, si può affermare che l’Italia presenta una percentuale di studenti che raggiunge almeno il livello minimo di competenza in lettura analoga alla percentuale media internazionale. Scarseggiano, però, in Italia cosiddetti “top performer”, perché solo il 5% dei quindicenni riesce a raggiungere alti livelli di competenza nelle prove di lettura, a fronte di una media Ocse pari al doppio.Sul piano del confronto territoriale, l’indagine sulla literacy – dominio principale dell’attuale rilevazione – rimarca il profondo divario tra le diverse aree del nostro paese: si oscilla tra i 501 punti registrati nel Nord-Est e i 439 punti dell’area Sud-Isole.

Sono senz’altro più incoraggianti, invece, i risultati in matematica, soprattutto se si mettono a confronto le prestazioni attuali con quelle delle prime due rilevazioni (2003 e 2006), in quanto il progresso fatto dagli studenti italiani è davvero notevole: tre ragazzi su quattro raggiungono il livello 2, in linea con la media Ocse (76%). E uno su dieci raggiunge livelli di assoluta eccellenza, a fronte di una media Ocse pari all’ 11%.

La debacle in scienze, infine, pone l’Italia al di sotto della media dei paesi OCSE (Italia 468 vs OCSE 489).

Al netto di dati percentuali e punteggi, il “caso” italiano fa affiorare un ulteriore elemento di disparità, oltre a quello territoriale: emerge, infatti, l’eccessiva distanza nelle performance degli studenti frequentanti licei, tecnici e istituti professionali. In particolare, il dato che davvero deve allarmare la nostra società è che negli istituti professionali più della metà degli studenti (60%) non raggiunge nemmeno il livello minimo di competenza sia in matematica e che in scienza.

Dopo vari tentativi di riforma è sotto gli occhi di tutti ormai che il vero problema della scuola italiana è l’esiguità degli stanziamenti dei vari governi.

Se la politica non ricomincia a credere nella scuola come strumento di emancipazione non riusciremo a formare allievi in grado di competere con le sfide del terzo millennio.

Da parte dello Snals ci sarà estrema attenzione verso le scelte di politica economica del governo fin dalla prossima legge di bilancio e avvieremo una campagna di mobilitazione nazionale sulle emergenze strutturali e professionali della scuola italiana.