27/04/2011 – EH GIA’! – Cara Scuola n. 8

CARA SCUOLA n. 8 pdf

EH GIA’!
Quattro versi di una nota canzone di Vasco Rossi fotografano bene quello che è accaduto in questo anno 2010-2011.
A settembre, in conseguenza delle scelte sciagurate di tagli selvaggi agli organici di tutto il personale docente e ATA; dell’entrata in vigore, a regime, del decreto 150/2009 (decreto “Brunetta”); del blocco dei contratti nazionali e delle progressioni di carriera, … sembrava la fine del mondo.
Gran parte del personale appariva molto deciso a dimostrare tutta la propria contrarietà a detti interventi, voglioso di riscattare l’onorabilità propria e di tutta la categoria perché convinto che l’attività didattica fosse seriamente compromessa.
Lo Snals Confsal, consapevole che lo sdegno andasse dimostrato con i fatti, oltre che con le parole, con un’azione partita subito dopo il blocco dei contratti (la cosiddetta “manovra estiva”), proponeva una serie di iniziative per tutto il personale docente e ATA: no a tutte le attività aggiuntive pagate con il FIS. No alle cattedre superiori a 18 ore (sec. di 1^ e 2^ grado). Indisponibilità a supplire colleghi assenti. No ad ore eccedenti di qualsiasi natura, neppure a quelle per coprire l’attività alternativa alla RC. Verifica delle condizioni di sicurezza nelle classi.
Adesso che la fine dell’anno scolastico è ormai prossima … siamo ancora qua. Tutto (o quasi) è come prima.
Allora occorre riflettere innanzitutto sulla condizione didattica, organizzativa, di funzionamento dell’intero sistema scolastico. E’ veramente come noi l’abbiamo letta o ci siamo sbagliati?
Ripensare, quindi, alla nostra azione sindacale , forse non compresa anche per nostra inefficace comunicazione (?); a ciò che è stato fatto e non è stato fatto; all’atteggiamento assunto da ogni singolo; al grado di conoscenza della condizione cui si è pervenuti; alla partecipazione consapevole alle iniziative
proposte dal nostro sindacato, a quelle proposte da altri, alle adesioni; a… .
Se volessimo cedere allo sconforto, l’amara conclusione sarebbe: e non c’è niente che non va, non c’è niente da cambiare.
In fondo i tagli e gli altri interventi erano giusti e doverosi perché, nonostante la riduzione degli organici e l’attacco al nostro stato giuridico ed economico, nella vita quotidiana delle scuole nulla è cambiato. C’era della gente in più e
perciò con un minor numero di dipendenti si possono ottenere gli stessi risultati: questo sembrano dirci quei colleghi che continuano a fare anche quello che non gli spetta, a farsi in quattro per colmare le lacune prodotte dai tagli e non si rendono conto del messaggio negativo che il loro comportamento manda a tutti… .
Per fortuna svanisce la tentazione alla rassegnazione quando senti colleghi preoccupati e anche indignati per la situazione generale della Scuola, quando li vedi continuare con un’abnegazione che gli fa onore la propria attività – contrattuale e obbligatoria – a favore degli alunni, quando ti accorgi che la loro partecipazione vuole anche essere conoscenza delle ragioni e delle modalità di certe scelte.
Su questi noi vogliamo contare, da loro vogliamo partire anche per responsabilizzare tutti gli altri. Vogliamo vivere la Scuola, che significa assolvimento pieno ai nostri doveri ed esercizio dei diritti. Rinnoviamo, perciò, il nostro appello alla partecipazione convinta per cominciare e/o continuare ad avere la sensazione che le cose le possiamo cambiare.
A noi sembra l’unica strada possibile. E a voi? ♦