04/11/2021 – Scuole e quarantene, nuove regole in arrivo: con un solo positivo si resta in classe
A breve si smetterà di mandare un’intera classe in Dad in presenza di un solo caso positivo. Questa è una delle principali novità del protocollo che dovrebbe essere finalizzato proprio in questa settimana. Il documento – i cui contenuti sono stati anticipati dagli organi di informazione da almeno due settimane – è rivolto alle aziende sanitarie locali ed è frutto di un lavoro congiunto del Ministero dell’Istruzione, insieme al Ministero della Salute, all’Istituto Superiore di Sanità e alle autorità regionali. Con le attese maggiori rivolte proprio alla parte sulla gestione delle quarantene a scuola, finora sostanzialmente immutata rispetto allo scorso anno scolastico, quando però il quadro sanitario era completamente diverso. Ecco quali aggiornamenti dovrebbe portare il documento, in arrivo nelle prossime ore.
Niente più Dad dal primo caso di positività
La chiave di volta è nel numero di positivi presenti nelle singole classi necessario per far scattare la quarantena generale. Se, infatti, fino ad oggi anche con un solo studente positivo era tutta la classe a dover tornare in Dad, tra pochi giorni si potrebbe aspettare anche fino a tre casi di positività per procedere all’isolamento dei compagni o dei docenti venuti in contatto con il caso positivo.
Molto dipenderà dalla fase di tracciamento, ovvero la procedura prevista per gli alunni entrati a contatto con l’alunno già individuato positivo. Perché, se il test allargato viene effettuato non appena scoperta la positività – cioè in tempo zero (T0) – e l’esito è negativo per tutti i contatti, la classe potrà proseguire con le attività in presenza, senza osservare la quarantena. Il tampone, in ogni caso, verrà ripetuto dopo cinque giorni (T5), per avere la certezza dell’effettiva negatività delle persone coinvolte.
Discorso un po’ diverso per i docenti che hanno svolto attività in presenza nella classe del caso positivo; infatti, se questi ultimi sono vaccinati, verrà applicata la “sorveglianza con testing” con tampone T0 e T5, come avviene per gli alunni. I professori non vaccinati, invece, dovranno osservare la quarantena di dieci giorni, con un tampone effettuato all’inizio del periodo e, anche se negativi, alla fine del periodo di isolamento.
Cosa succede se i casi sono più di uno
Altra fattispecie considerata dal protocollo è quella che vede due alunni positivi nella stessa classe. Perché, in questo caso, si applicheranno misure diverse, ma uguali in tutta Italia: per gli alunni e i docenti vaccinati o negativizzati negli ultimi sei mesi dopo aver contratto la malattia, la scuola continua in presenza ma effettuando una “sorveglianza con testing”. Mentre gli studenti e gli insegnanti non vaccinati dovranno osservare una quarantena di dieci giorni e, successivamente, dovranno sottoporsi al tampone, che dovrà avere esito negativo per permettere il ritorno in classe.
Ultimo scenario evidenziato dalla nuova disciplina è quello con tre o più casi di positività in una classe. Qui, infatti, la quarantena sarà imposta a tutti, con le regole attualmente vigenti: sette giorni di isolamento per i soggetti già vaccinati, dieci per i non vaccinati. Anche in questo caso, alla fine del periodo di quarantena tutti dovranno fare un tampone prima di poter rientrare a scuola.
Per la scuola dell’infanzia cambia poco o nulla
Dalla disciplina appena descritta, dovrebbero restare esclusi i servizi educativi per l’infanzia, dove i bambini non sono tenuti a indossare mascherine, come avviene nei cicli d’istruzione successivi. Qui le cose verranno gestite in continuità con quanto avviene oggi. Per tutti gli alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo del positivo verrà prescritta la quarantena di dieci giorni, con tampone alla fine del periodo di isolamento, senza possibilità di deroghe o “sconti”. Con i docenti che hanno svolto attività in presenza nella sezione del bambino positivo che dovranno osservare un periodo di quarantena che varia da sette giorni, per i vaccinati, a dieci giorni, per i non vaccinati, al termine del quale anche per loro sarà previsto il consueto tampone che, se negativo, dà il via libera alla ripresa dell’attività in presenza.
Rimane la quarantena “differenziata”
Dunque, seppur cambiando parecchi elementi dall’attuale disciplina, almeno per il momento rimane il sistema “differenziato” per la gestione del rientro in classe: l’isolamento continuerà infatti ad avere durata diversa per chi si è vaccinato, 7 giorni (ovviamente laddove ciò è consentito ai ragazzi) mentre saranno 10 i giorni da passare a casa per chi ancora completato il ciclo vaccinale. Inoltre, nonostante queste nuove regole, resta fermo il fatto che siano le Asl a decidere di volta in volta la linea da seguire, ed è questo a provocare una non omogeneità delle tempistiche di isolamento.
Anche se, per cercare di oltrepassare questa situazione, che spesso comporta non pochi disagi alla didattica per alunni e docenti, incerti su quando la classe interessata possa essere nuovamente al completo in presenza, si è cercato di raggiungere un nuovo accordo. D’ora in poi, il dirigente scolastico avrà più potere decisionale in quanto, in presenza di uno studente positivo nel proprio istituto e di mancata risposta tempestiva da parte della Asl di competenza, sarà proprio il preside – insieme al referente Covid – a dover individuare i possibili “contatti scolastici” del caso positivo e a prescrivere il da farsi, seguendo le indicazioni contenute nel documento.
Le reazioni
“Avevamo auspicato una semplificazione della gestione dei cluster e il documento in questione viene incontro a questa esigenze – afferma Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) – Quindi, è un passo in avanti ma deve funzionare molto bene il tracciamento da parte delle Asl. Non deve accadere quello che è avvenuto l’anno scorso quando hanno lasciato fare tutto alle scuole. In questo caso si rischia il caos e prevedo delle difficoltà”.
Anche perché la posizione dei presidi non permette di intervenire in modo così agevole e immediato, come sottolinea Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, secondo cui “il dirigente scolastico può individuare i contatti scolastici ma non può autonomamente indicare le disposizioni da intraprendere”. Dovendo tra l’altro considerare il nodo privacy, in quanto il preside “non può sapere se i dipendenti o gli alunni sono vaccinati o meno e da quanto”.
Fonte: Skuola.net