06/04/ 2020 – C’era una volta la Scuola – Cara Scuola n. 33 – … all’inizio di un annus horribilis arrivò il Coronavirus…

Era una comunità educante, composta da DS, docenti, personale ATA ed educativo, DSGA,  famiglie, alunni.

Ogni Scuola godeva di autonomia didattica; nel rispetto della libertà di insegnamento e della libertà di scelta educativa delle famiglie adottava tutte le iniziative per il successo formativo.

Il sistema delle relazioni sindacali era lo strumento per costruire relazioni improntate alla partecipazione attiva e consapevole, alla correttezza e trasparenza dei comportamenti, al dialogo costruttivo, alla reciproca considerazione dei rispettivi diritti ed obblighi e alla prevenzione e risoluzione dei conflitti.

Le leggi, i contratti, le norme, i regolamenti determinavano,  a livello nazionale, le finalità generali del sistema,  gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi e rendevano unitario il sistema formativo. 

Nonostante questa legislazione, la realtà quotidiana era un’altra. Già allora. Incursioni ministeriali, uso improprio delle norme,  azioni di demolizione del sistema  pubblico nazionale, sottrazione di prerogative agli oocc,  riduzione degli spazi di azione dei sindacati. Furono  conculcati i diritti del personale che, per queste ragioni ed anche a causa di una scarsa partecipazione alla cogestione delle scuole dell’autonomia, era demotivato, frustrato, maltrattato. Un suddito.  

Tuttavia il “fronte” resisteva. Ma all’inizio di un annus horribilis arrivò il corona virus. Tutte le “difese” furono sopraffatte subdolamente. Le scuole furono chiuse, poi riaperte; sospesa l’attività didattica e obbligo di presenza per gli  ATA. Fu favorito il lavoro agile e limitata la presenza a scuola.

 Fu introdotta la DAD. All’inizio era una possibilità,  poi fu imposta con rigida regolamentazione dei tempi, dei modi, della qualità, della quantità … .

Iniziò il ministero con stucchevoli  ringraziamenti al personale per il dimostrato senso del dovere e di attaccamento alla scuola e agli alunni. Compiacimenti  che, però, malamente  nascondevano il tentativo di intervento sulla didattica, sull’uso degli strumenti, sulla progettazione, sulla valutazione.

Tanti DS furono da subito molto “sensibili” a questi suggerimenti e  l’orario dei docenti fu stravolto, ampliato fino all’inverosimile, pur in presenza di norme sempre vigenti. Le relazioni sindacali furono ignorate deplorevolmente; il buon senso, definitivamente abbandonato.

 Obbligata la presenza fisica del personale ATA in quantità superiore alle attività indifferibili e senza limitare al massimo gli spostamenti delle persone; orari di lezione a distanza impossibili; riunioni calendarizzate e non,  convocate senza limiti e senza tempo; mail, comunicazioni, ordini, inviti, suggerimenti, consigli, controlli, monitoraggi, a tutte le ore del giorno e della notte, con buona pace della disconnessione, dei tempi di presenza ai video terminali, dell’efficienza e dell’efficacia organizzativa, dello stress, della privacy, della sicurezza.

In questo clima di deroga generalizzata si arrivò ad un periodo di festività pasquali,

la celebrazione del passaggio dalla morte (di Cristo) alla resurrezione.

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